Monday, May 09, 2005

Cantami oh diva non più la ripetitività funesta, ma il cambiamento e la festa!

Non è la solita minestra:
è il ProgettoOrchestra
http://www.marcoaurelio.comune.roma.it/Orchestra/asp/OPHome.asp
Non mancherà il trombettiere
che farà da corriere
per una rinnovata passione
verso l’innovazione,
e quando il pianoforte
avrà in sorte
di rintracciare quel do maggiore
che riaccende il sapore
per il gusto del sapere
che è prima gioia e poi dovere,
daremo fiato ai nostri talenti,
rulleranno via i malcontenti.
Se ci sarà una nota strana,
magari un po’ cubana,
non sarà un fallimento,
ma un prezioso arricchimento.
Nel mare della conoscenza
della collaborazione faremo scienza.
Sarà una Gestalt positiva,
sarà una sintonia volitiva,
sarà bello il nostro concerto,
perché è sicuro, è certo,
che abbiamo tutti tanta sete
della magia della Rete.


http://www.marcoaurelio.comune.roma.it/Orchestra/Static/CO/cdrom/documenti/coaching.ppt
Dal sogno di una notte di mezz' inverno di una comunale piccola piccola.
E a proposito di coaching e di Orchestra, aggiungo qualche nota...

http://www.marcoaurelio.comune.roma.it/Orchestra/Static/CO/CdRom/Index.html

Scoppia agli inizi degli anni '90 negli Stati Uniti, e solo recentemente in Europa, l'utilizzo delle metafore nello sviluppo organizzativo. Alcune organizzazioni promuovono così l'utilizzo di diverse metafore tra le quali le arti figurative e il teatro, fino a riflettere sulla validità della metafora musicale, in particolare del lavoro svolto dal direttore e dalla sua orchestra. Il coach, come il direttore d'orchestra diviene un facilitatore che aiuta i concertisti a raggiungere un elevato livello interpretativo e stilistico attraverso il dialogo, in modo da trasformare una performance ordinaria in una esecuzione straordinaria, con l'obiettivo di far emergere l'unicità del prodotto e l'inconfondibilità del suono. Come evidenzia Dominic Alldis, professore di improvvisazione jazzistica alla Royal Academy of Music di Londra, occorre esplorare la possibilità di utilizzare la metafora jazzistica come strumento di sviluppo organizzativo. Le orchestre jazz sono organizzazioni protese verso l'innovazione e la creazione di novità e sono disegnate, dunque, per massimizzare l'apprendimento. I jazzisti sono professionisti che operano serenamente in un ambiente caotico e turbolento, capaci di processi decisionali rapidi ed efficaci ; sono musicisti fortemente interdipendenti. Così come per i musicisti jazz, capaci di suonare con una struttura minima, anche per molte organizzazioni nasce l'esigenza di operare efficacemente con pochissime informazioni, lavorare sull'emergente massimizzando il contributo offerto dal capitale intellettuale. I direttori di orchestra jazz hanno la straordinaria sensibilità di esercitare una leadership facilitativa, una leadership ove le decisioni sono co-create con i rispettivi team, con i collaboratori, secondo un modello che trae la sua forza dalla profonda capacità di ascolto e valorizzazione dei singoli contributi. Alldis fa ancora notare che i jazzisti assorbono costantemente le idee degli altri musicisti aprendo così nuove vie alla continua possibilità di trasformazione, in modo da far emergere dall'inaspettato nuove direzioni imprevedibili. Le idee di ciascun membro dell'orchestra sono contestualizzate e rapidamente valutate per la loro capacità di creare ostacoli o, al contrario, opportunità dirette all'insorgere di nuove sonorità. L'orchestra è cosi capace di lavorare sia sull'armonia che sulla distorsione armonica, o su quella che ad un orecchio inesperto può apparire tale. Ci muovaiamo nella sfera della sollecitazione e dell’apprendimento collaborativo che a me pare la spinta forte, la mission del nostro Progetto Orchestra. La fusione di suoni diversi concorre alla formazione di una nuova armonia che risulta dalla perfetta integrazione e dal contributo di tutte le voci; è in questo particolare momento che avviene il processo creativo, che risulta dal contributo collettivo. Quali le opportunità per le organizzazioni? Cosa possiamo apprendere da un orchestra jazz? Cosa significa co-creare, come avviene per l'interpretazione jazzistica? Nelle organizzazioni dove si reputa necessario valorizzare gli importanti contributi delle diverse voci "d'orchestra", si dovrà valutare come passare da modelli di leadership ove il credo era "lavoriamo insieme alla realizzazione delle mie idee", a una tipologia comportamentale in cui il processo decisionale è il risultato della inclusione di tutte le voci, comprese quelle apparentemente dissonanti, in un'ottica che si può quindi riassumere nel "creiamo insieme la nostra vision e il nostro futuro"
E' questa la via attraverso la quale si promuove un'organizzazione che apprende e massimizza il potere della conoscenza, si crea armonia e integrazione tra valori culturali e comportamenti e si promuove la ricerca del nuovo avendo rispetto per il passato. Ma in questa orchestra qual è lo strumento del coach? Per trovarlo voglio indossare il “cappello rosso”, il cappello dell’intelligenza emotiva, sull’onda delle storie di vita e vi racconto una mia elaborazione privata. La festa di San Giovanni Battista era l’unica occasione per mio nonno di farsi trasportare dall’impeto dell’ Aida e aspettava, con lo spirito umile ma entusiasta di un contadino dell’entroterra molisano il 29 agosto. Io avevo solo cinque anni e ascoltavo con avidità i racconti di briganti ed eroi e gli elefanti dell’opera di cui mio nonno faceva ampia descrizione, avevano una forte presa sulla mia fantasia. Avevo il sentore che il maestro di musica dell’orchestra di Squinzano, dovesse aver a che fare con qualche incantesimo. Così, quando chiesi a mio nonno se il maestro fosse quello con il trombone perché era lo strumento più grande, mio nonno mi rispose così: ”Il maestro è quello che usa le mani (o le bacchette), è quello che fa in modo che i musicisti, quelli che hanno gli strumenti, diano il meglio di sé e producano musica e non rumore”. Fui delusa perché il mio pensiero era portato a valutare in termini di grandezze visive e la grancassa aveva un forte fascino e non capivo “l’insostenibile leggerezza del gesto”. Sono passati una quarantina d’anni da questa conversazione che la seduzione di questo corso ha rievocato e io, donna matura , sociologa appassionata del tema “comunicazione” frequentando un Master in Comunicazione Interattiva apprendo dalle slide di Nicoletta Gava che: “ in molte organizzazioni, oggi, il leader più appropriato è chi sa mettere gli altri nelle condizioni di diventare leader di sé stessi( C.Manz) e ancora:” Il cattivo leader è colui che gli individui disprezzano. Il buon leader è colui che gli individui onorano. Il grande leader è colui che fa dire agli individui “l’abbiamo fatto noi”. (Lao Tsu) . Penso sarà una buona esecuzione la nostra perché i nostri coaches, con le loro mani, “lo strumento” del direttore d’orchestra, ci “prenderanno per mano” con quell’ insostenibile leggerezza del loro sapere e ci indicheranno come esprimere al meglio i nostri suoni. E noi , coachees “in viaggio” per diventare a nostra volta coaches, troveremo la nostra nota giusta e apprenderemo dalle note degli altri…e l’avremo fatto noi. E così il pianoforte saprà quando eseguire quel do forte, la viola dell’amore saprà quando catturare col suo re minore, l’arpa troverà quel magico mi, il flauto o chissà chi intoneranno un nuovo la, il clavicembalo intonerà il suo insospettabile sol, il contrabbasso ribadirà che è ora di fa, i timpani scandiranno che ebbene si. Ebbene si.

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